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Massimo Rosa (Head Hunter): “Il mondo del lavoro? Pieno di ipocrisia e apparenza. Troppe le verità che nessuno racconta”

Massimo Rosa è un head hunter senza peli sulla lingua. Nel suo ultimo libro “Lavoro Veritas” smonta capitolo dopo capitolo le tante (troppe) credenze sbagliate sul mondo del lavoro.

Fra i protagonisti della prima edizione di The Apprentice con Flavio Briatore e LinkedIn Top Voice in Italia, Massimo Rosa è uno degli head hunter più conosciuti e seguiti.

Noto per essere “politicamente scorretto”, nei suoi post e nei suoi libri non risparmia nessuno. Ed è in particolare con la sua ultima pubblicazione Lavoro Veritas – Le verità sul lavoro che nessuno racconta che fa a pezzi le “frottole” che ci si sente continuamente raccontare: dal fatto che il lavoro è un diritto a quello che si fa carriera per merito, da “se studi troverai un buon lavoro” a tutte quelle politiche di greenwashing, pinkwashing e soulwashing attuate dalle aziende per aumentare la propria reputation.

Rosa, forte della sua trentennale esperienza, smonta una ad una queste credenze e propone una trasformazione collettiva, guidata da sincerità e trasparenza, dove ognuno, nessuno escluso, può fare la sua parte.

Ogni giorno sul lavoro milioni di persone prendono decisioni importanti per la loro carriera e per la loro vita. Spesso sbagliando“, dice Rosa. E allora che fare? Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore.

“Le verità sul lavoro che nessuno racconta”, è il sottotitolo del suo libro Lavoro Veritas. Massimo, quali sono queste verità “scomode”?

Sono quel genere di informazioni, che se avessimo avuto prima, ci avrebbero consentito di fare un altro tipo di carriera e probabilmente anche di vita.

Sono una sorta di “libretto di istruzioni” che sarebbe stato più utile possedere ad inizio carriera, anziché averlo dovuto scrivere sulla nostra pelle, capitolo dopo capitolo, commettendo errori e subendo delusioni.

La cosa paradossale è che a fornirci invece le informazioni errate sono state proprio quelle figure di cui avremmo dovuto fidarci ciecamente: la famiglia, la società, lo Stato.

Quali sono le verità scomode nel mondo del lavoro? Non è difficile intuirlo, per noi ragazzi (non più ragazzi) che abbiamo dovuto comprendere a nostre spese che ad esempio il lavoro non è un diritto, se studi ed ottieni buoni voti non lo troverai più facilmente, la carriera non si fa per meriti, i processi di selezione non individuano il miglior candidato, l’azienda non è una famiglia ne tanto meno potrai fare affidamento sui colleghi… nel libro ne ho individuate circa 300 e per tutte ho riproposto una chiave di lettura ispirata alla realtà dei fatti, a quello che davvero succede ogni giorno sul posto di lavoro, ma soprattutto ho fornito elementi per poter affrontare e cambiare in meglio le cose a nostro vantaggio.

“Il mondo del lavoro è un palcoscenico dove le apparenze spesso ingannano”, è una frase del volume che mi ha molto colpita. Quando parla di apparenze e ipocrisia (altro termine ripetuto spesso) a cosa si riferisce?

Nel mondo del lavoro, spesso ci imbattiamo in situazioni in cui l’apparenza e l’ipocrisia giocano un ruolo significativo, influenzando la nostra esperienza professionale. Questi fenomeni sollevano domande importanti sulla sincerità delle interazioni e sulla reale natura delle relazioni sul posto di lavoro.

Questo vale per le persone ma ancor di più per le aziende.

La nostra società moderna dà sempre più importanza all’aspetto esteriore, spesso mettendo in primo piano l’immagine personale rispetto alle reali competenze. I social media, in particolare, possono spingere le persone a mostrare solo il lato positivo della propria vita professionale, dando luogo a un’immagine distorta della realtà.

L’ipocrisia delle aziende si manifesta chiaramente quando le loro azioni vanno contro ciò che professano o dichiarano di sostenere.

Ad esempio, un’organizzazione potrebbe parlare di inclusione e diversità, ma le sue pratiche quotidiane potrebbero raccontare una storia diversa.

Da oltre 30 anni svolgo quotidianamente colloqui di lavoro ed incontro persone che mi raccontano vere e proprie “storie dell’orrore” sulle loro aziende, eppure ascoltandone la narrazione ufficiale sembrano paradisi in terra nei quali tutti vorrebbero lavorare.

Questa è la discrepanza tra ciò che sembra e ciò è.

Quando le persone si sentono costrette a mascherare la realtà per sembrare migliori di quanto siano, si rischia di creare un clima di sfiducia e cinismo.

Per affrontare questa situazione, è importante promuovere una cultura aziendale basata sulla trasparenza, sull’onestà e sulla sincerità.

Anziché applicare politiche spinte di Employer Branding per attrarre i potenziali candidati con falsi proclami per poi deluderli dopo poche settimane con la realtà dei fatti le organizzazioni dovrebbero riflettere sui loro valori dichiarati e assicurarsi che le azioni quotidiane rispecchino questi principi.

Solo attraverso un impegno collettivo verso una cultura autentica si può sperare di superare gli effetti negativi delle apparenze e dell’ipocrisia nel mondo del lavoro.

Parlando di azioni concrete, come è possibile creare un ambiente di lavoro autentico, trasparente e davvero sostenibile?

Sono convinto che per ottenere quel tipo di ambiente lavorativo sia necessario adottare azioni concrete che influenzino la cultura aziendale come ad esempio la trasparenza nelle comunicazioni interne che, condividendo informazioni in modo aperto, crea fiducia tra i dipendenti.

Incentrare meglio le politiche di gestione del personale sull’equità e il rispetto favorisce sicuramente un ambiente inclusivo, mentre valorizzare la diversità contribuisce a creare un senso di appartenenza.

Integrare poi la sostenibilità nell’ambiente di lavoro, con politiche aziendali responsabili e programmi di benessere che considerino la salute mentale e fisica, contribuisce al benessere complessivo dei dipendenti. Come anche coinvolgere attivamente i dipendenti nei processi decisionali, ascoltando le loro preoccupazioni e adattando le politiche di conseguenza, dimostra un impegno tangibile verso la gestione autentica.

Non trascurerei infine il creare un ambiente di lavoro sicuro e salutare, con norme chiare sulla sicurezza e una focalizzazione sulla prevenzione, che non solamente protegga i dipendenti fisicamente ma contribuisca anche a instaurare un clima di fiducia e tranquillità.

In sintesi, una combinazione di trasparenza, equità, sostenibilità e coinvolgimento attivo potrebbe davvero creare un contesto lavorativo autentico e positivo.

Ma ammetto che se si arrivasse anche solamente a costruire un ambiente dove le persone arrivino al lavoro col sorriso e la sera tornino a casa con lo stesso sorriso avremmo raggiunto un risultato più che soddisfacente!

In Lavoro Veritas si analizzano le false informazioni nel mondo del lavoro e le loro conseguenze in tre momenti cruciali: quando si cerca lavoro, quando si sta lavorando o quando si lascia un’azienda. Partiamo da quando si cerca lavoro, come fare in modo che le aspettative non vengano deluse?

Durante la ricerca di un impiego, ci si può sentire emotivamente fragili, spesso a causa di un mix di ansia, pressione sociale o esigenze economiche. Questa situazione diventa ancora più complicata grazie alla presenza di un intricato labirinto di informazioni, molte delle quali sono fuorvianti o distorte, rendendo difficile distinguere la verità e prendere decisioni consapevoli. Il risultato? Una vulnerabilità derivante dal fatto che le scelte fondamentali sono basate su dati non affidabili. 

Le false informazioni nel mondo del lavoro possono assumere forme variegate: statistiche gonfiate sui tassi di assunzione, descrizioni di posizioni lavorative dipinte in modo idilliaco o promesse di opportunità che si rivelano poi lontane dalla realtà. Tutto ciò conduce inevitabilmente a scelte sbagliate, come accettare ruoli non idonei o rinunciare a reali opportunità per mancanza di fiducia nel proprio valore. Il pericolo di questa situazione risiede nel grande divario tra le aspettative create da informazioni non attendibili e la dura realtà, questo divario può generare sensazioni di delusione, demotivazione e persino la sensazione di essere intrappolati in contesti lavorativi dannosi, minando l’autostima e la salute mentale.

Discernere quali siano le informazioni reali, importanti, quelle sulle quali basare le proprie decisioni non è una cosa semplice e per tale motivo è assolutamente cruciale cercare fonti autorevoli, conversare con esperti del settore, creare reti di contatti e porre domande incisive durante i colloqui. Questo permette una comprensione più precisa del mercato del lavoro, che a sua volta consente di prendere decisioni informate e di sviluppare una mentalità più resiliente.

Possedere la conoscenza della verità offre innegabilmente un vantaggio significativo: facilita l’individuazione di opportunità reali, permette di prepararsi più efficacemente e gestire le proprie aspettative, contribuendo a costruire una maggiore sicurezza nell’affrontare le sfide del mondo lavorativo e fornendo una solida base per il successo professionale e il benessere personale.

Diventa essenziale avere una comprensione chiara delle proprie competenze, esperienze e obiettivi professionali, in modo da poter individuare opportunità di impiego che siano in sintonia con le proprie capacità e ambizioni.

Altrettanto importante mantenere un equilibrio tra aspirazioni personali e opportunità reali sul mercato del lavoro. Avere obiettivi ambiziosi è stimolante, ma è fondamentale essere consapevoli della situazione attuale del settore e delle prospettive di carriera reali, considerando fattori come la propria esperienza, il livello di competizione e le tendenze del mercato.

Un approccio proattivo nella costruzione e nell’ampliamento della propria rete professionale può contribuire significativamente a massimizzare le opportunità di successo nella ricerca di lavoro. Partecipare a eventi di networking, utilizzare piattaforme online e stabilire connessioni con professionisti del settore possono fornire informazioni preziose e, potenzialmente, creare vie di accesso a opportunità lavorative.

Inoltre, è importante adottare una mentalità resiliente e aperta al cambiamento durante il processo di ricerca di lavoro. Accettare che il percorso potrebbe essere caratterizzato da sfide e momenti di incertezza permette di affrontare eventuali delusioni con una prospettiva più equilibrata e di adattare la strategia di ricerca di lavoro in base alle esperienze e ai feedback ricevuti.

Quando si sta lavorando, invece, quali sono gli aspetti imprescindibili alla base di un rapporto azienda-dipendente sano?

Un rapporto sano tra azienda e dipendente si fonda su diversi elementi interconnessi.

La comunicazione aperta e trasparente come abbiamo visto prima è fondamentale, come fondamentale è un trattamento equo e rispettoso che concorre a creare un clima di fiducia e rispetto reciproco.

Riconoscere il contributo individuale attraverso feedback positivi, opportunità di crescita e incentivi consolida poi il senso di appartenenza al team.

La sostenibilità del lavoro ad esempio, se si riflette in carichi di lavoro equilibrati e nel sostegno a un sano equilibrio tra vita professionale e personale, contribuisce al benessere a lungo termine dei dipendenti.

Sempre più importante sta diventando oggi il supporto alla salute mentale e fisica, attraverso programmi di benessere aziendale, che contribuiscono a generare un ambiente di lavoro che si preoccupa del benessere globale dei dipendenti.

Coinvolgere i dipendenti nei processi decisionali, dando loro voce nelle questioni che li riguardano direttamente, promuove un senso di partecipazione attiva e responsabilità condivisa.

La promozione attiva della diversità e dell’inclusione, attraverso politiche e pratiche aziendali, contribuisce a creare un ambiente lavorativo che rispetta e valorizza la diversità di esperienze e prospettive.

La chiarezza sulle aspettative lavorative e sugli obiettivi aziendali fornisce una guida fondamentale, aiutando i dipendenti a comprendere il proprio ruolo e a allinearsi agli obiettivi comuni.

E, infine, quali consigli si sente di dare a chi sta per lasciare il lavoro?

Quando una persona decide di lasciare il proprio lavoro, si aspetta un’uscita rispettosa, un sostegno e un riconoscimento da parte dell’azienda. Tuttavia, molte volte le aspettative non corrispondono alla realtà e l’esperienza di transizione può deludere profondamente. È fondamentale comprendere l’importanza di conoscere la verità in anticipo su come l’azienda percepisce il contributo e l’impegno dell’individuo.

Le dimissioni come anche il pensionamento dovrebbero rappresentare un momento di transizione pacifico e gratificante. Si presume che l’azienda riconosca i contributi e il valore dell’individuo durante la permanenza nell’organizzazione. Tuttavia, in alcuni casi, l’azienda potrebbe non offrire il supporto adeguato o un riconoscimento proporzionato al lavoro svolto. Questo comportamento può generare frustrazione e senso di ingiustizia nel dipendente che lascia, compromettendo il senso di gratitudine e di valore personale accumulato nel corso degli anni.

Conoscere la verità in anticipo sul modo in cui l’azienda percepisce il proprio lavoro è essenziale per molteplici motivi. Innanzitutto, consente di gestire le aspettative. Se un’organizzazione non apprezza adeguatamente i contributi di un dipendente, conoscere questa prospettiva in anticipo permette di prendere decisioni informate sull’uscita. Questo può includere la preparazione psicologica per affrontare un’uscita meno gratificante o la ricerca di modi alternativi per negoziare termini migliori.

Inoltre, avere informazioni trasparenti sull’opinione dell’azienda riguardo al proprio lavoro offre l’opportunità di affrontare eventuali malintesi o questioni non risolte prima dell’uscita. Ciò potrebbe consentire di negoziare termini migliori per l’uscita o di creare un piano di transizione più fluido e meno stressante per entrambe le parti.

La verità sull’apprezzamento o sulla mancanza di apprezzamento del proprio lavoro da parte dell’azienda ha un impatto significativo sulla percezione personale e sul futuro professionale. Essa può influenzare la fiducia in se stessi, la reputazione all’interno del settore e persino le prospettive di lavoro future. Sapere come l’azienda valuta il proprio contributo può anche influenzare le decisioni future sull’orientamento professionale, sulla scelta di un nuovo datore di lavoro o sull’approccio alla pensione.

La trasparenza e l’apertura nella gestione delle uscite da parte dell’azienda sono cruciali per mantenere la fiducia dei dipendenti nell’organizzazione anche dopo che hanno lasciato l’azienda.

Un’uscita rispettosa e un riconoscimento adeguato dei contributi forniti creano un ambiente di rispetto reciproco e possono preservare un legame positivo tra l’ex dipendente e l’azienda.

Conoscere la verità sull’apprezzamento del proprio lavoro da parte dell’azienda è essenziale per prepararsi adeguatamente all’uscita, negoziare condizioni più favorevoli e preservare la propria reputazione professionale.

In conclusione sono convinto che  ogni individuo ha il potere di contribuire a creare un luogo di lavoro in cui la verità è rispettata e valorizzata come fondamento per la crescita e il successo comuni.

Abbiamo il dovere di provarci. Per noi, per le future generazioni.

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