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Outplacement: Lombardia, Piemonte e Lazio le regioni più attive

Da una ricerca realizzata da AISO, Associazione Italiana Società di Outplacement, emerge che tra i settori in cui sono stati maggiormente ricollocati i quadri e dirigenti ci sono: chimico-farmaceutico, automotive, elettronico.

Ricollocamento e outplacement, quanto tempo è necessario per ritornare al lavoro?

Il tempo necessario al ricollocamento di impiegati di primo livello, quadri e dirigenti nel mondo del lavoro si attesta, nei primi sei mesi del 2022, intorno ai 5,6 mesi, in linea con lo stesso periodo del 2021. E’ il risultato di una ricerca realizzata da AISO, Associazione Italiana Società di Outplacement.

Tra i settori in cui sono stati maggiormente ricollocati i quadri e dirigenti rientrano soprattutto: chimico/farmaceutico, automotive, elettronico e le funzioni vendite, produzione, amministrazione e finanza, marketing hanno registrato un incremento consistente.

Inoltre, AISO analizza il tema del contratto: la maggioranza degli over 50 valuta con maggiore interesse una forma contrattuale flessibile rispetto ad un contratto a tempo indeterminato.

Nei primi 6 mesi del 2022 il 75% dei candidati che è stato coinvolto nel processo di ricollocamento è passato ad un nuovo lavoro con un ruolo uguale o superiore (+2% rispetto ai primi sei mesi del 2021). Inoltre, il 77% dei candidati invece ha trovato una posizione con un compenso uguale o superiore, permettendo dunque un sostanziale avanzamento di carriera (+ 3%) rispetto allo stesso periodo del 2021.

Outplacement, un valido aiuto per ricollocarsi

La ricerca di AISO evidenzia inoltre come l’esito positivo di una transizione occupazionale venga accelerato ben del 90% in coloro che hanno cambiato lavoro attraverso un percorso di outplacement.

L’anno in corso registra un aumento del 2% rispetto ai primi sei mesi del 2021. Infine, i lavoratori (tra dirigenti, quadri, impiegati) supportati dalle aziende che operano nell’outplacement hanno ritrovato lavoro nel 70% dei casi come dipendenti, il resto optando, invece, per l’avvio di un’attività autonoma, come free lance, oppure di microimprenditorialità.

Gli uomini (60%) sono più coinvolti nel processo di ricollocamento, mentre le aree geografiche più attive nell’outplacement sono: Lombardia (35%), Piemonte (22%), Lazio (7%).

In questo clima di instabilità nel mondo del lavoro un ruolo lo potrebbero svolgere le società di outplacement per il ricollocamento di lavoratori.

I vantaggi dei percorsi di outplacement

“Attraverso l’esperienza del supporto al ricollocamento è possibile arrivare alla professione più adatta alla propria personalità ed esperienza: questo perchè il percorso svolto presso le società di outplacement consentirà di raggiungere una maggiore consapevolezza di sè delle proprie capacità e aspirazioni professionali e personali”, afferma Cristiano Pechy, presidente di AISO.

“Queste società affiancano il candidato in un importante lavoro di autoanalisi, individuando le aree di riqualificazione e fornendo tutte le informazioni utili a consentirgli un pronto reinserimento nel mondo del lavoro. Abilità e competenze, dunque, sono gli elementi che contribuiscono a motivare e a consolidare il rapporto di collaborazione con l’azienda. Orientamento ai risultati e flessibilità al cambiamento sono fattori determinanti per la propria crescita professionale”, spiega Giulio Bertazzoli, vicepresidente di AISO.

“L’elaborazione di un nuovo progetto professionale di ricollocazione permetterà di riproporsi al mercato in modo realistico e mirato, anche grazie ad un percorso con l’obiettivo di colmare le eventuali lacune tecnico-professionali individuate. Avvalendosi delle conoscenze acquisite tramite una specifica formazione, il dipendente dovrà personalmente attivarsi per svolgere una vera e propria azione di marketing di se stesso”, conclude il vicepresidente.

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