Cerca
Close this search box.

Il magazine per il mondo HR

di:  

Valentina Magri, co-autrice di Gioventù Bloccata

Gioventù bloccata, Magri: “Smettiamola di considerare i giovani solo come manodopera a basso costo”

Perché i giovani faticano a trovare lavoro in Italia? Questa la domanda alla base del saggio “Gioventù bloccata”, scritto da Valentina Magri e da Francesco Pastore, che esamina la situazione del sistema scolastico e del mercato italiano per trovare risposte e soluzioni.

Con l’Italia che invecchia sempre di più, ecco che a fare fatica a trovare il proprio posto nel mondo sono proprio i giovani. Una generazione in difficoltà, quella che si trova a dover affrontare il delicato passaggio dalla scuola al lavoro.

Ma perché molti giovani italiani incontrano così tante barriere sul loro percorso professionale? Nel saggio “Gioventù bloccata”, vincitore della prima edizione del Premio Letterario di Saggistica Economica e Sociale del Sole 24 Ore, Valentina Magri, giornalista specializzata in economia e finanza, e Francesco Pastore, professore di Economia Politica all’Università della Campania Luigi Vanvitelli prematuramente scomparso nel 2022, cercano di andare all’origine di questo meccanismo perverso che vede anche i talenti più capaci faticare ad affrancarsi economicamente.

In questo libro-inchiesta sulla questione giovanile in Italia, vengono messi in fila fatti e dati, sulla cui base poi fare delle proposte concrete perché, se c’è qualcosa di cui il nostro Paese ha bisogno come l’aria è proprio di consapevolezza, azioni e soluzioni.

Ignorare le difficoltà delle nuove generazioni significa ignorare il futuro. Abbiamo affrontato il tema con la co-autrice, Valentina Magri.

Il titolo richiama il film con James Dean “Gioventù bruciata” e le difficoltà di passare dalla giovinezza all’età adulta è un tema comune. Come è nata l’idea di Gioventù bloccata e quale messaggio lascia in eredità al lettore?  

L’idea del libro è del mio coautore, l’economista Francesco Pastore, che mi ha proposto di scrivere insieme un saggio di taglio divulgativo sul tema del passaggio dalla scuola al lavoro in Italia, che lui ha approfondito da accademico per tutta la sua vita.

L’intento del libro è di conciliare rigore scientifico e taglio divulgativo, al fine di far arrivare le nostre analisi e conclusioni a tutti, a partire da giovani e famiglie.

Il titolo del libro invece è un’idea mia, che richiama sì “Gioventù bruciata”, ma pone l’enfasi sul fatto che i giovani siano per l’appunto bloccati a metà strada tra la scuola e il lavoro, proprio per via del passaggio difficile da un mondo all’altro. 

Nel volume si sottolinea l’importanza del ruolo del sistema scolastico e la difficile transizione dal mondo della scuola a quello del lavoro, fra i molti dati riportati mi ha colpito, il fatto che l’Italia è fanalino di coda in tema di meritocrazia, è una questione culturale?  

Il Meritometro 2022 del Forum della Meritocrazia ci dice che a pesare sono soprattutto qualità del sistema educativo e trasparenza, seguiti da libertà, regole, attrattività per i talenti e livello di mobilità sociale.

A livello culturale, alla base della difficoltà di affermazione del criterio del merito vi è un malinteso egualitarismo che, come spiega nel libro Giorgio Neglia, responsabile del Meritometro, consiste nelle élite che fanno leva sui timori della popolazione sul merito per consolidare lo status quo e mantenere le loro rendite di posizione.

Un tempo si poteva pensare che bastasse studiare per ottenere un buon posto di lavoro, oggi non è così. Precari e sottopagati, i giovani faticano a diventare indipendenti, con o senza laurea e a prescindere dalla famiglia di provenienza. Quando si è bloccato l’ascensore sociale e perché?  

L’ascensore sociale in Italia non ha mai funzionato tanto bene. Le disuguaglianze partono già dalla famiglia e dalla scuola. Uno studio dell’INAPP (Istituto Nazionale di Analisi delle Politiche Pubbliche) ha dimostrato che un figlio di laureati ha il 75% di probabilità di laurearsi e uno di genitori con licenza media solo il 12%.

L’Italia poi è trentaquattresima al mondo per mobilità sociale secondo la classifica mondiale del World Economic Forum. 

La famiglia di provenienza conta però, dal momento che abbiamo dei “cacciatori di teste familiari”, come illustra il prof. Carlo Alberto Carnevale Maffè nel nostro libro.

Lo dicono anche i dati del sistema informativo Excelsior, secondo cui nel 2022 il 42% delle aziende ha reclutato candidati conosciuti personalmente e il 33% si è affidato a conoscenti, amici e parenti. E così i giovani capaci, istruiti, ma senza i “contatti giusti”, fanno fatica a inserirsi nel mercato del lavoro.  

L’alternanza scuola-lavoro è uno strumento che sulla carta potrebbe essere di grande aiuto per “sbloccare” la gioventù, perché non è poi così efficace?  

L’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta nel 2015 da Renzi con il decreto della buona scuola. All”epoca i punti deboli erano: il sistema scolastico italiano, che non offre una formazione professionale efficace come quella tedesca; una introduzione senza aver prima formato insegnanti e scuole sullo strumento; pochi incentivi per le imprese ad aderire; differenze regionali, per cui è meno diffusa al sud Italia.

Ciò detto, il Governo Conte I nel 2019 ha cambiato nome dell’alternanza in PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) e ha tagliato le risorse, assegnandole solo per il minimo di ore previste dalla legge. Il depotenziamento non è un buon viatico per il miglioramento, anzi.

L’alternanza scuola-lavoro è utile per facilitare il passaggio dalla scuola al lavoro, ma va potenziata.

Il PNRR destina un’ingente quota di risorse al lavoro giovanile, come dovrebbero essere usati quei fondi per permettere una reale svolta?  

Il PNRR contiene molte misure a favore dei giovani, che analizziamo nel dettaglio nel libro. Per esempio, la digitalizzazione e innovazione del sistema giudiziario porta con sé opportunità di formazione e assunzioni per i giovani; un aumento dei dottorati; incremento delle borse di studio ecc.

Il nostro giudizio sulle misure per i giovani del PNRR è buono; il vero problema è l’implementazione delle misure e delle riforme prospettate, su cui siamo molto indietro.

I dati sui NEET sono davvero preoccupati, come si può intervenire per togliere i ragazzi dall’inattività e ridurre l’abbandono scolastico?  

L’abbandono scolastico potrebbe essere combattuto puntando maggiormente sull’orientamento scolastico e professionale, rendendo la scuola più flessibile (per cui gli studenti possono correggere il tiro e scegliere i corsi che più interessano loro man mano che capiscono cosa vogliono fare da grandi) e rendendo università e scuole superiori (in particolare istituti tecnici e professionali) più professionalizzanti, ad esempio inserendo al loro interno l’apprendistato alla tedesca e potenziando i PCTO.

L’obiettivo ultimo è passare da un sistema d’istruzione sequenziale (dove il lavoro segue in sequenza la scuola) a uno duale (dove scuola e lavoro coesistono).

Per recuperare i NEET, occorre puntare maggiormente sulle politiche attive del lavoro, in cui storicamente il nostro Paese ha sempre investito poco, oltre che migliorare i centri per l’impiego che devono prenderli in carico e riattivarli. 

Nel capitolo “Si può fare di più: il ruolo dell’Italia” vengono proposti dei suggerimenti per far tornare l’Italia a crescere e a essere competitivi. Quali sono i principali interventi da mettere in campo?  

Oltre ai suggerimenti dati in precedenza, nel libro proponiamo anche di: potenziare gli ITS Academy (ancora poco conosciuti e finanziati); riformare l’università; migliorare i centri per l’impiego; creare un ambiente più favorevole alle imprese; varare politiche serie per lo sviluppo del Mezzogiorno, a partire dalle infrastrutture materiali e immateriali.

Infine, non va dimenticato l’importante ruolo delle imprese, che a nostro avviso devono dare spazio, soldi e responsabilità ai giovani, smettendo di vederli come semplice manodopera a basso costo. Ciò avrebbe dei benefici anche per le aziende stesse, in termini di coinvolgimento, motivazione, attrazione e permanenza dei giovani al loro interno.

CONDIVI QUESTO ARTICOLO!

Iscriviti alla newsletter

    La tua email *

    Numero di cellulare

    Nome *

    Cognome *

    *

    *

    Inserisci sotto il seguente codice: captcha