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AI: nel 2030 un’attività lavorativa su quattro sarà automatizzata

Fino a che punto si sta spingendo l’evoluzione dell’AI? È vero che ruberà il lavoro a milioni di persone? Una ricerca di Goldman Sachs stima che l’Intelligenza Artificiale potrebbe sostituire circa 300 mila impieghi entro il 2030, ma al tempo stesso potrebbe generare nuove opportunità professionali

AI: posti di lavoro a rischio in Europa e negli Stati Uniti

L’Intelligenza Artificiale si è ritagliata uno spazio sempre più importante in diversi settori, tanto da alimentare la preoccupazione, piuttosto diffusa che, presto o tardi, molte persone potrebbero perdere il proprio posto di lavoro, da chi si occupa dell’assistenza clienti, al copywriting, fino alla programmazione software. L’AI non solo è in grado di ottimizzare e velocizzare alcuni processi aziendali, ma anche di superare in qualità ed efficacia l’attività umana.

Un recente studio di Goldman Sachs ha confermato le paure di milioni di persone. Secondo il colosso bancario statunitense, infatti, l’Intelligenza Artificiale avrà un impatto significativo sul mondo del lavoro, sostituendo entro il 2030 circa 300 mila impieghi. Ad essere a rischio non saranno soltanto i lavori routinari e a basso valore aggiunto, ma anche professioni che richiedono competenze specifiche e una maggiore specializzazione.

Secondo l’indagine, in Europa e negli Stati Uniti, un’attività lavorativa su quattro potrebbe essere automatizzata. In particolare, negli USA, l’AI potrebbe finire col sostituire le professioni amministrative (nel 46% dei casi), legali (44%) architetti ed ingeneri (37%). Nel Vecchio Continente la preoccupazione è minore, tuttavia i ruoli impiegatizi sono quelli che potrebbero essere più facilmente svolti dall’Intelligenza Artificiale.

In uno scenario che si potrebbe definire “apocalittico” per il mondo del lavoro, Goldman Sachs evidenzia comunque che entro il 2030 l’AI potrebbe far crescere il Pil mondiale del 7% e seppur sostituendo alcune mansioni, potrebbe generare comunque nuove opportunità di lavoro.

“Fermate l’AI!”: l’appello di Elon Musk

La corsa dell’Intelligenza Artificiale, e nello specifico di Chat Gpt, la chatbot basata su machine learning e creata da OpenAI, sta suscitando non poche preoccupazioni anche nel mondo dell’imprenditoria, della ricerca e dell’università.

Nei giorni scorsi, un gruppo di accademici e imprenditori, tra i quali spicca anche Elon Musk, hanno inviato una lettera ai governi per fermare l’addestramento delle Intelligenze Artificiali, poiché temono uno sviluppo troppo rapido di questi strumenti tale da comportare “grandi rischi per l’umanità”.

“Servono nuove autorità di regolamentazione. Occorre monitorare i sistemi di Intelligenza Artificiale. Sviluppare tecniche per aiutare a distinguere il reale dall’artificiale e istituzioni in grado di gestire i drammatici sconvolgimenti economici e politici (in particolare per la democrazia) che l’IA causerà” si legge in una nota.

Tra i firmatari della petizione c’è anche un italiano, Domenico Talia, professore di Ingegneria informatica all’Università della Calabria. “Sappiamo che l’innovazione non si può fermare” ha dichiarato Talia “ma questo è un caso eccezionale. Quello che sono in grado di fare queste tecnologie non è chiaro nemmeno a chi le crea. E sta succedendo tutto troppo in fretta”.

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