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Intelligenza Artificiale, il lavoro delle persone è a rischio?

Con l’exploit dell’Intelligenza Artificiale molte persone temono di perdere il lavoro. L’AI è in grado di semplificare e automatizzare alcune mansioni di base, tuttavia, non ha ancora la capacità di elaborare certi processi tipici dell’essere umano, come il pensiero critico e la creatività

Intelligenza Artificiale e lavoro: le grandi aziende investono in AI

Dopo la pandemia, lo smart working e la great resignation, ecco spuntare l’Intelligenza Artificiale.

Dal 2020 il mondo del lavoro è cambiato velocemente e ora, con l’esplosione dell’AI, si guarda ad un futuro dominato dalla tecnologia. Ma sarà veramente così?

L’Intelligenza Artificiale negli ultimi mesi ha letteralmente sopraffatto il dibattito pubblico, irrompendo sulla scena con irruenza e proiettando la propria immagine sul futuro. Molte grandi aziende, soprattutto quelle che operano nel ramo tech, hanno iniziato ad investire in questa nuova tecnologia, che offre la possibilità di automatizzare alcuni processi aziendali basilari e ripetitivi.

Microsoft, per fare un esempio, ha deciso di stanziare circa 10 miliardi di dollari da investire in AI. Il tutto dopo aver lasciato a casa circa 10 mila dipendenti. L’azienda, da tempo in crisi, ha deciso di tagliare i costi del personale, ma ha effettuato anche un cambio di rotta, e di strategia, con l’obiettivo di puntare sull’AI. Allo stesso modo, anche Google sta investendo in Intelligenza Artificiale. E anch’esso è propenso ad effettuare un taglio, piuttosto cospicuo, del personale (si parla di 12 mila lavoratori).

L’Intelligenza Artificiale, che per come si presenta oggi è ancora agli albori, vanta enormi potenzialità oltre a quelle intraviste. Non è un caso, quindi, che per le persone di tutto il mondo, l’avvento dell’AI rappresenti un pericolo: quello di perdere il lavoro in futuro. Un futuro non troppo distante visto come sono cambiate in fretta le cose nell’ultimo periodo.

Verticalizzazione e specializzazione: come cambia il mondo del lavoro

Se da un lato è vero che l’AI preoccupa e spaventa per le sue possibili evoluzioni, dall’altro è evidente che è in grado di semplificare e velocizzare alcuni processi, alleggerendo il lavoro delle persone.

La rivoluzione Chat GPT, ad esempio, ha sortito fin da subito i suoi effetti. Il software di Open AI, basato sulla tecnica del machine learning, può essere utilizzato per svariate mansioni, come scrivere contenuti in modo automatico. Ma l’AI non si ferma qua. Tra le sue funzionalità, c’è quella di raccogliere e analizzare un enorme quantità di dati, di elaborare previsioni e di risolvere problemi.

Nonostante questo, ha ancora bisogno dell’uomo per essere alimentata e funzionare correttamente. L’Intelligenza Artificiale sostituirà (e sta già sostituendo) alcune mansioni, ripetitive e di base, ma questa può essere un’opportunità per i lavoratori di occuparsi finalmente di attività di più alto profilo che richiedono quelle abilità che contraddistinguono l’essere umano dalla macchina, come la creativa e il pensiero critico.

Forse (e senza troppo forse considerate le richieste delle aziende) assisteremo ad una maggiore verticalizzazione e specializzazione nel mondo del lavoro. In cui, però, non dovranno essere le macchine a governare l’uomo, bensì il contrario. In cui, ci sarà più tempo libero per tutti e si raggiungerà un miglior bilanciamento tra vita privata e professionale.

Almeno si spera.

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