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Smart working: risparmio fino a 500 euro annui per lavoratore

Oltre ai vantaggi personali e ambientali, lo smart working consente ad aziende e lavoratori di risparmiare in modo considerevole. Nel 2022 gli italiani che lavorano da casa sono circa 3,6 milioni, di cui la metà appartengono alle grandi imprese. I risultati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano

Smart worker in Italia: 1,84 milioni lavorano nelle grandi aziende

Nel 2022 gli italiani che lavorano da casa sono circa 3,6 milioni, 500 mila in meno rispetto al 2021, in calo soprattutto nella PA e nelle PMI. È quanto emerso dallo studio dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano.

Nello specifico, sono le grandi aziende a sfruttare di più il lavoro da remoto, con circa 1,84 milioni di lavoratori impiegati. Le grandi aziende che adottano lo smart working sono il 91% del totale (a fronte dell’81% del 2021), con una media di 9,5 giorni di lavoro da remoto al mese. Nelle PMI, invece, la presenza dello smart working si attesta al 48%, in calo rispetto al 2021 (53%), con 4,5 giorni mensili. Il lavoro agile è in calo anche nella Pubblica Amministrazione (dal 67% del 2021 al 57% del 2022), con 8 giorni mensili.

Per il prossimo anno è atteso un aumento complessivo degli smart worker, che dovrebbe raggiungere quota 3,63 milioni.

I vantaggi economici e ambientali dello smart working

Un aspetto indubbiamente importante per aziende e lavoratori riguarda il risparmio economico dovuto al lavoro da remoto. Dalla ricerca si evince che un dipendente che lavora da casa risparmia una media di 600 euro annui, nonostante i rincari energetici.

È addirittura superiore il vantaggio economico per le aziende. Due giorni a settimana di smart working comportano un risparmio potenziale di 500 euro l’anno per postazione. Se l’azienda decide di ridurre gli spazi lavorativi del 30%, la cifra può aumentare fino ad arrivare a 2.500 euro l’anno per lavoratore.

Il risparmio non è soltanto economico, ma anche ambientale. Tenendo in considerazione i canonici due giorni a settimana, l’applicazione del remote working comporterebbe una riduzione di circa 450 kg di emissioni di CO2 a persona. Se rapportato al totale degli smart worker presenti attualmente in Italia, il valore sale fino 1 milione e 500 mila tonnellate di anidride carbonica in meno all’anno.

“Nel complesso lo smart working comporta una riduzione generale dei costi, sia per i lavoratori, sia per le aziende” ha spiegato Fiorella Crespi, Direttrice dell’Osservatorio Smart Working. “In questo momento di grave tensione su costi energetici e inflazione, questo risparmio potrebbe essere impiegato per fronteggiare la crisi e sostenere la redditività aziendale e il potere d’acquisto dei lavoratori”.

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