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Chatbot e selezione del personale: vantaggi e pericoli

In molte aziende la selezione del personale è ormai affidata agli algoritmi. Ciò comporta notevoli vantaggi, ma anche qualche rischio. Quale?

Negli ultimi anni, molte aziende (soprattutto di grandi dimensioni) hanno iniziato ad utilizzare software basati sull’Intelligenza Artificiale per la selezione del personale. Salutato come un cambiamento epocale per il settore, in grado di ottimizzare tempi e costi dei processi, questa innovazione nasconde tuttavia anche alcuni pericoli. Che l’AI, applicata al settore HR, comporti numerosi benefici è evidente e sotto gli occhi di tutti. Grandi multinazionali come Unilever hanno dichiarato di aver risparmiato tramite chatbot l’equivalente di 6 mesi di colloqui. Se un operatore delle risorse umane impiega mediamente 14,5 ore a settimana per trovare un candidato, le chatbot lavorano 24 ore su 24, sette giorni su sette, rispondendo in tempo reale e adattandosi alle esigenze delle persone.

I software basati sull’Intelligenza Artificiale filtrano i curriculum, i profili social, le lettere di presentazione. Si occupano di effettuare dei video colloqui in cui analizzano ogni singolo aspetto del candidato, dal lessico, al tono di voce, fino alle espressioni facciali. Si tratta di un sistema in grado di analizzare un’ingente mole di dati con l’obiettivo di migliorare il processo di selezione del personale e far risparmiare le aziende. Nel 2022, il valore complessivo stimato del mercato dell’AI abbinato all’attività di recruiting è di 3,89 miliardi di dollari. Nel 2027 questa cifra dovrebbe salire a circa 17 miliardi di dollari. Una ricerca di McKinsey Global Institute prevede che entro il 2030 l’AI porterà ad una crescita del 16% del Pil mondiale e avrà un impatto sul 70% delle aziende.

Ma non è tutto oro ciò che luccica. Sono in molti, infatti, ad aver sollevato più d’una perplessità circa l’uso delle chatbot per la selezione del personale. Nello specifico, perché questi strumenti, basati su machine learning, prendono a modello il ragionamento umano, annessi tutti i pregiudizi e i preconcetti del caso. Uno studio dell’AI Now Institute dell’Università di New York afferma che l’attività di recruiting basata sull’Intelligenza Artificiale può causare discriminazioni e risultati distorti. “Questa tecnologia può incappare in un doppio rischio” ha commentato Gabriella Pasi, docente di Informatica all’Università di Milano-Bicocca. “Il primo è quello di assimilare i preconcetti umani. Il secondo è quello di appiattimento, ossia di escludere persone interessanti, ma con un profilo un po’ diverso dal così detto ‘candidato ideale’”.

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