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Burnout: quali sono i settori più stressanti?

Il burnout è un problema che sta colpendo sempre più lavoratori in tutto il mondo, attribuibile a eccessivo stress e a pesanti carichi di lavoro. In alcuni casi, in particolare durante la pandemia. Quali sono i paesi e i settori più colpiti da questo fenomeno secondo la ricerca Workday Addressing Burnout Risk?

Sei dipendenti pubblici su dieci a rischio burnout

Il problema del burnout è sempre più diffuso sia in Italia che nel resto del mondo.

In genere, i lavoratori afflitti da questa condizione avvertono sintomi di forte stress e insoddisfazione rispetto alla propria condizione lavorativa. Un fenomeno che ha subito una decisa impennata, soprattutto durante la crisi pandemica, in particolare per i dipendenti del settore pubblico e sanitario.

A rivelarlo è la ricerca Workday Addressing Burnout Risk, che ha coinvolto 1,5 milioni di lavoratori di oltre 600 aziende a livello globale, analizzando come si è evoluto il rischio di burnout nel 2022 in diversi comparti e aree geografiche del mondo.

Stando ai risultati dell’analisi, i lavoratori più stressati di tutti appartengono al settore pubblico, con un aumento del 16% rispetto al 2021. Il 60% delle persone impiegate nella Pubblica Amministrazione sono risultati a rischio burnout. Si tratta in particolare di medici e infermieri, sui quali ha sicuramente influito la pandemia.

Al secondo posto si trovano i lavoratori del settore dei trasporti, con il 54% dei dipendenti a rischio burnout, in crescita del 10% rispetto al 2021. In terza posizione, invece, troviamo i lavoratori del settore manufatturiero con il 50%, seguiti da quelli del comparto energetico (48%) e dei beni di consumo (43%). Il settore IT si conferma per il secondo anno consecutivo il comparto meno stressante con il 13%.

I lavoratori inglesi sono i più stressati del mondo

La ricerca ha evidenziato, inoltre, i livelli di burnout anche dal punto di vista geografico, analizzando nello specifico i lavoratori di dieci paesi del mondo. Di questi, sei nazioni hanno visto aumentare il rischio burnout, mentre altre quattro hanno mostrato dei miglioramenti.

Il paese con più lavoratori stressati è il Regno Unito (41%), in crescita del 4% rispetto al 2021. A seguire, la Francia (39%) che ha registrato una diminuzione del rischio di burnout del 7% rispetto al 2021. L’Olanda si trova, invece, in terza posizione con il 33% (anche se in calo del 5%), mentre la Norvegia ha registrato un aumento del 9% arrivando al 20% totale. La Danimarca è cresciuta del 3%, ma continua a essere il fanalino di coda con l’11%. Buone notizie per i dipendenti tedeschi, che hanno visto abbassare il rischio burnout del 15%.

Infine, lo studio ha individuato anche alcune soluzioni che datori di lavoro e manager possono intraprendere per ridurre il rischio burnout. Tra queste: coltivare una cultura più comprensiva delle necessità dei lavoratori, favorire la risoluzione dei problemi incoraggiando un dialogo aperto e fornire ai dipendenti un obiettivo condiviso articolando la strategia organizzativa e il modo in cui le idee possano portare ad una nuova visione complessiva a favore del benessere dei lavoratori. 

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