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Burnout: i lavoratori italiani sono i più stressati d’Europa

Secondo Bain & Company, i lavoratori italiani under 35 risultano i più stressati d’Europa e avvertono segnali da burnout. Il 40% non è soddisfatto del proprio lavoro, mentre lo stipendio non è più l’unica priorità nella scelta di una nuova posizione lavorativa

Bain & Company: il 64% dei lavoratori under 35 si sente stressato

I lavoratori italiani affermano di soffrire d’ansia, di essere sempre stanchi e poco produttivi e di manifestare diversi sintomi legati al burnout da lavoro. Questo soprattutto a seguito della pandemia, che secondo il 58% degli italiani ha rappresentato un punto di rottura con il passato, palesando l’esigenza di rivedere in toto il rapporto tra vita privata e professionale. Sono alcuni degli spunti emersi da una ricerca di Bain & Company, intitolata “The Working Future”, che ha coinvolto oltre 20 mila lavoratori in 10 paesi differenti, Italia compresa.

In particolare, ad avvertire sintomi da born out sono le fasce d’età più giovani. Il 64% dei lavoratori italiani sotto i 35 anni si sente sotto stress o sopraffatto dal lavoro. Questa tendenza è particolarmente rilevante in Italia, Giappone e Brasile, ma viene confermata da parte nostra anche da altri sondaggi. In uno studio realizzato lo scorso anno, Indeed ha evidenziato che i millennial e i lavoratori della generazione Z riportano tassi di burnout più alti di tutti, rispettivamente al 59% e al 58%, che in alcuni casi hanno portato anche alle dimissioni. In questo senso, nel 2021 il Ministero del Lavoro ha registrato 2 milioni di abbandoni volontari da parte dei dipendenti, di cui il 43,2% dei casi è costituito da giovani.

Lo stipendio non è più l’unica priorità degli italiani

Come è stato evidenziato da altre ricerche, l’aspetto economico non è più il primo parametro di giudizio per le persone che vogliono cambiare lavoro. Lo stipendio rimane ancora tra le principali priorità, tuttavia, solo un lavoratore su cinque lo classifica come un fattore discriminante per la scelta di accettare un determinato impiego.

Viceversa, anche alla luce delle nuove consapevolezze emerse a seguito della pandemia, la flessibilità sta acquisendo sempre maggiore rilevanza. I lavoratori cercano dal lavoro la possibilità di poter gestire in modo elastico la vita professionale e privata, senza rimanere ingabbiato in rigidi schemi ritenuti ormai obsoleti. In questo senso, il 12% dei lavoratori italiani considera la flessibilità il primo motivo per scegliere un posto di lavoro.

Infine, la ricerca di Bain & Company dimostra che il principale obiettivo degli italiani nel lavoro è quello di raggiungere una stabilità economica e personale. Tanti lavoratori considerano la loro occupazione come un mezzo per vivere in modo sereno e non sono alla ricerca di status o dell’affermazione personale. In particolare, questa predominanza è evidente nella fascia di età compresa tra i 35 e i 54.

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