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Flessibilità: un lavoratore su due vorrebbe scegliere l’orario di lavoro

Il 96% dei lavoratori italiani considera la flessibilità un aspetto molto importante: oltre la metà vorrebbe scegliere orario di inizio e fine lavoro

Cosa non farebbero gli italiani per la flessibilità sul lavoro? Sembra strano, ma rinuncerebbero anche a parte dello stipendio. Negli ultimi due anni le esigenze e le richieste dei lavoratori sono profondamente cambiate. Il benessere fisico e mentale delle persone è diventato una prerogativa anche negli ambienti di lavoro. Tutto questo si traduce in una maggiore flessibilità, volta a migliorare il così detto work-life balance, l’equilibrio tra vita professionale e privata.

Manpower Group e Thrive hanno condotto una ricerca su più di 5 mila lavoratori in cinque paesi diversi, Italia compresa, per comprendere quali siano le principali richieste delle persone nei confronti delle aziende. È emerso che il 96% degli intervistati considera la flessibilità un aspetto estremamente importante. Il 51% dei dipendenti lega questo concetto all’orario di lavoro e alla possibilità di sceglierlo. Il 17% vorrebbe lavorare 4 giorni a settimana, rinunciando anche a un giorno di stipendio.

Tra gli altri fattori significativi, il 69% degli intervistati ha dichiarato di voler lavorare per aziende di cui condivide i valori. Il 73%, invece, cerca un significato personale nel proprio lavoro. Un altro aspetto importante riguarda la fiducia tra colleghi e con i capi, condiviso dall’82% degli intervistati. Seguono, l’equità della retribuzione (88%), la sicurezza delle condizioni di lavoro (87%) e la fiducia nei leader (69%).

L’attenzione verso i bisogni delle persone, da parte dei vertici aziendali, assume una rilevanza fondamentale per trattenere i lavoratori migliori ed attirarne di nuovi. In Italia, i datori di lavoro prevedono assunzioni in crescita del 23% per il terzo trimestre di quest’anno. Tuttavia, lamentano una crescente difficoltà a trovare nuovi talenti, come riportano quasi tre aziende su quattro.

“Le tensioni degli ultimi due anni ci hanno costretti a riflettere su ciò a cui diamo veramente valore” ha sottolineato Arianna Huffington, fondatrice e Ceo di Thrive. “Oggi abbiamo l’opportunità, unica per questa generazione, di ripensare il nostro modo di lavorare e di vivere. Eravamo nel bel mezzo di un’epidemia globale da stress e burnout già prima del Covid. Poi è arrivata la pandemia e il benessere e la resilienza delle persone sono entrati nell’agenda delle aziende di tutto il mondo. Il grande cambiamento sul fronte datoriale sta nella maggiore consapevolezza da parte delle imprese della connessione diretta tra la salute a lungo termine dei profitti e la salute delle loro persone”.

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