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professioni 2030

Il lavoro nel 2030: ecco le professioni destinate a crescere e le competenze più richieste nel prossimo decennio

Secondo lo studio condotto da Ernst&Young, Pearson Italia e Manpower Group solo la metà delle professioni in crescita saranno legate alla tecnologia: aumenteranno anche le professioni legate alla cultura, alla comunicazione, ai servizi di cura, all’insegnamento e alla formazione

La transizione tecnologica e la crisi in atto avranno un ruolo chiave nel definire il futuro dell’occupazione, soprattutto come acceleratori dei processi di obsolescenza di competenze, mansioni e professioni. La digitalizzazione e processi di iperconnessione richiederanno profili di competenze compositi, in grado di gestire la complessità tecnica, tecnologica, organizzativa e gestionale. In tale contesto, sarà essenziale tanto l’up e reskilling dei lavoratori, quanto la formazione di skills adeguate nei giovani che fanno per la prima volta il loro ingresso nel mondo del lavoro. A delineare come sarà il futuro la ricerca “Professioni 2030: il futuro delle competenze in Italia”, realizzata da Ernst&Young, Pearson Italia e Manpower Group. Lo studio predittivo, che ha analizzato i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro per provare a delinearne gli orizzonti futuri, si basa su una struttura metodologica creata dall’Università di Oxford, oggi potenziata e adeguata grazie all’aggiornamento e all’integrazione di strumenti e metodi che hanno migliorato l’efficacia complessiva dell’acquisizione e gestione delle analisi degli esperti, nonché dell’algoritmo di machine learning.

La ricerca ha individuato i trend occupazionali fino al 2030, rivelando che ben l’80% delle professioni presenti in Italia muterà quantitativamente nel prossimo decennio. Il modello prevede, innanzitutto, che più di un terzo della forza lavoro attuale svolge professioni che cresceranno nei prossimi dieci anni (circa il 36%), mentre tutte le altre rimarranno stabili (20%), o decresceranno (44%). Solo la metà delle professioni in crescita, tuttavia, saranno legate a vario titolo alla tecnologia: aumenteranno anche professioni legate alla cultura, alla comunicazione, ai servizi di cura (di carattere sanitario e non), all’insegnamento e alla formazione. I dati mostrano poi che i trend di crescita dell’occupazione si concentrano nel settore terziario dei servizi alle imprese e alle persone. Al contrario, i trend più negativi si concentrano nei settori dell’industria e dell’agricoltura.

Interessante, inoltre, scoprire quali saranno i lavori che emergeranno nei prossimi 10 anni in Italia, professioni che nasceranno come risultato di processi di scissione, fusione e ibridazione di competenze. Tra i lavori che emergeranno da processi di scissione lo studio elenca: specialisti delle interfacce umane, esperti in applicazioni di IOT nell’agricoltura, human-machine teaming manager e tecnici delle macchine a guida autonoma. Le professioni che nasceranno dalla fusione di due o più professioni saranno invece gli addetti all’integrazione con i robot assemblatori e i progettisti di eventi e visite virtuale. Infine tra le professioni che nasceranno per ibridazione si elencano: manovali e personale non qualificato della costruzione, giornalisti, personale non qualificato addetto ai servizi di custodia di impianti, addetti all’assistenza personale ed esperti legali nelle imprese.

Lo studio ha inoltre permesso di identificare tre cluster di competenze che hanno e avranno un ruolo chiave per le professioni del futuro. In primo luogo, un set di competenze fondamentali – apprendimento e ascolto attivo, adattabilità, comprensione degli altri e problem solving – strettamente associate alle occupazioni in crescita. In secondo luogo, un ecosistema di competenze aggiuntive – capacità di analisi, conoscenze e abilità tecniche, abilità di base come le strategie di apprendimento, attitudini cognitive quali l’originalità, e abilità sociali come la persuasione – che agiscono, eterogeneamente per ciascuna professione, in maniera “aumentativa” rispetto alle competenze fondamentali e a quelle che caratterizzano le singole professioni. Infine, un set di competenze “ibridanti” – conoscenze in psicologia, informatica, gestione di impresa, capacità di valutazione sistemica, ideazione e originalità, persuasione e adattabilità – che derivano da processi evolutivi di scomposizione e ricomposizione dei set di competenze delle professioni.

Lo studio è la prima attività dell’Osservatorio permanente sul mercato del lavoro che le tre aziende hanno deciso di istituire per supportare stakeholder pubblici e privati nella definizione di politiche occupazionali e formative, modulate in base allo sviluppo delle esigenze dei mercati e delle imprese nei prossimi dieci anni.

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