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I buoni pasto? Non bastano più per pagarsi il pranzo

In Italia, i buoni pasto, un tempo considerati un valido supporto economico per i lavoratori, stanno progressivamente perdendo la loro efficacia. L’aumento dell’inflazione ha reso questi voucher insufficienti a coprire l’intero costo di un pasto, per questo molti lavoratori si trovano costretti ad integrare di tasca propria.

Quante persone usano i buoni pasto in Italia?

In Italia, circa 3,5 milioni di lavoratori utilizzano i buoni pasto e il 20% di questi appartengo al settore pubblico. Questo strumento di welfare è offerto da circa 150.000 imprese e accettato da oltre 170.000 esercizi convenzionati, tra cui ristoranti, supermercati e negozi di generi alimentari.

Tuttavia, l’aumento del costo della vita sta rendendo i buoni pasto sempre meno adeguati a coprire l’intero prezzo di un pranzo, sollevando preoccupazioni sull’efficacia di questa tipologia di benefit per i lavoratori italiani.

A quanto ammonta il valore di un buono?

L’Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto (Anseb), in collaborazione con Altis, Graduate School of Sustainable Management dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha promosso una ricerca sull’impatto sociale ed economico dei buoni pasto. I dati ottenuti dal report evidenziano che il valore medio dei buoni in Italia ad oggi ammonta a 6,75 euro.

Secondo uno studio condotto da BVA Doxa nel 2023, il costo medio di un pranzo composto da un panino, una bevanda e un caffè è di 8,10 euro. Se si opta per un piatto di pasta al posto del panino, la spesa media sale a 9,80 euro. Scegliendo invece un secondo piatto, accompagnato da una bevanda e un caffè, il prezzo medio raggiunge quota 11,60 euro. Un menù completo ha un costo medio di 15 euro. Conti alla mano, è piuttosto evidente che il valore medio dei buoni pasto non riesce a coprire per intero le spese della pausa pranzo dei lavoratori.

Lavoratori costretti a pagare di tasca propria

Citando nuovamente la ricerca Altis-Università Cattolica per Anseb, il buono pasto copre soltanto il 50-80% del costo di un pranzo per il 48% dei lavoratori. Per il 25% di essi, copre almeno l’80% della spesa, mentre nel 18% dei casi copre meno della metà del costo. Infine, solo nel 9% è sufficiente a coprire interamente le spese del pranzo.

L’analisi ha confermato anche che i lavoratori trovano questo strumento di welfare aziendale un supporto flessibile e utile, grazie alla possibilità di utilizzarlo su diversi canali. In più, risulta che l’89% dei lavoratori intervistati utilizza i buoni pasto principalmente nei supermercati. Comportamento particolarmente diffuso nel Mezzogiorno, dove la mancanza di bar o ristoranti nelle vicinanze del luogo di lavoro rende difficile l’uso dei buoni pasto in questi esercizi.

Nuove proposte e iniziative

Un adeguamento del valore dei buoni pasto è quindi fondamentale per garantire che possano effettivamente coprire il costo di un pasto completo, alleviando così il carico finanziario sui lavoratori italiani. in questo senso, stanno emergendo nuove proposte per consentire ai lavoratori di aumentare il valore dei buoni pasto. Una di queste proposte è attualmente in discussione al Senato e potrebbe offrire una soluzione interessante.

Questa iniziativa consentirebbe ai lavoratori e alle aziende di disporre di un importo maggiore senza incidere sulla base imponibile certificata dai redditi. Si tratta del disegno di legge “Semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale”, atto 672 del Senato, presentato dalla senatrice Paola Mancini di Fratelli d’Italia, che propone di aumentare l’importo detassato e decontribuito del buono pasto giornaliero da 8 a 10 euro.

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