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Dipendenti insoddisfatti? A volte la colpa è dei capi

In alcuni casi, il motivo per cui i dipendenti lasciano il proprio posto di lavoro non è legato allo stipendio o a nuove opportunità di carriera, bensì ad un cattivo rapporto con i loro capi

Solitamente, quando un lavoratore lascia il proprio posto di lavoro, si presume che i motivi che lo spingono ad andarsene riguardino un avanzamento di stipendio o di carriera. Tuttavia, in alcuni casi, il motivo alla base delle dimissioni è attribuibile ad un cattivo rapporto con il proprio titolare o con i manager. Questa motivazione è spesso taciuta dai dipendenti, ma è stata messa in evidenza di recente in un articolo di Travis Dredberry sull’Huffinghton Post. Stando ai racconti di diversi lavoratori che hanno lasciato l’azienda per la quale lavoravano, all’origine della separazione vi era un rapporto contrastante con il datore di lavoro.

Nel suo articolo, Dredberry ha individuato nove motivazioni che solitamente si trovano alla radice del problema: troppo lavoro; mancato riconoscimento dell’apporto dato dal dipendente; non preoccuparsi dei dipendenti; assumere e promuovere persone non adatte; ostacolare le persone nelle loro passioni; non stimolare le loro abilità né la creatività; non stimolarli dal punto di vista intellettuale. Comportamenti deleteri, che con il passare del tempo minano la solidità dei rapporti e la pazienza dei dipendenti. A quel punto l’unica soluzione è licenziarsi, anche se lo stipendio è buono, il lavoro è gratificante e il rapporto con i colleghi ottimo.

L’insoddisfazione dei lavoratori nei confronti dei propri superiori è più evidente nelle piccole aziende, dove sussiste ancora la cultura del “padrone”. L’organizzazione è fortemente centralizzata e gerarchizzata e il datore di lavoro si trova al di sopra di questa piramide, esente da ogni errore. In questo tipo di contesti, una cultura di inclusione nei confronti dei lavoratori è ancora carente. Essi, spesso, non sono valorizzati come dovrebbero, sia da un punto vista che professionale che umano. Tuttavia, in un mondo del lavoro che sta cambiando in fretta e in cui il benessere in azienda riveste un ruolo sempre più importante per lo sviluppo e la crescita della stessa, i “capi” dovrebbero imparare a lasciare i vecchi abiti, “le parole grosse e le imposizioni”, e cominciare a vestire i panni dei veri leader.

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