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Pay Gap

Pay Gap di genere: settore pubblico meglio del privato

L’ultima edizione del Salary Outlook dell’Osservatorio JobPricing ha confermato che il pay gap tra uomini e donne rimane significativo. In media, le lavoratrici guadagnano meno dei colleghi maschi, con divari che si accentuano nel settore privato e nelle posizioni dirigenziali.

Pay Gap tra uomini e donne: un’Italia a due velocità

Il divario retributivo tra uomini e donne resta un tema “caldo” nel nostro Paese, con quest’ultime che nella maggior parte dei casi percepiscono uno stipendio inferiore rispetto ai colleghi maschi. Il dato che colpisce di più nella fotografia scattata dallOsservatorio JobPricing riguarda, però, la marcata differenza del pay gap tra settore pubblico e settore privato.

Secondo i dati Eurostat 2022, il divario retributivo nel pubblico è pari al 4,7%, mentre nel privato raggiunge il 15,4%. Questa forbice si spiega con l’applicazione più stringente dei contratti collettivi nella Pubblica Amministrazione, a fronte di una maggiore discrezionalità nel privato. Nel pubblico, inoltre, le donne sono sottorappresentate nelle posizioni dirigenziali e impiegate più frequentemente in lavori part-time o meno stabili, fattori che amplificano l’accentuarsi del divario.

Anche la distribuzione degli inquadramenti contrattuali evidenzia un disallineamento strutturale. Solo il 18,8% dei dirigenti pubblici è donna, contro il 51,9% degli impiegati. Tale squilibrio indica che il così detto “soffitto di cristallo” è ancora una realtà difficile da sfondare per molte lavoratrici.

Il divario retributivo in base all’inquadramento

L’analisi delle Retribuzioni Annue Lorde (RAL) e delle Retribuzioni Globali Annue (RGA) mostra come il pay gap sia presente a tutti i livelli professionali, ma con intensità diverse. Nel 2024, la differenza media tra uomini e donne in termini di RAL è pari al 7,2%, che sale all’8,6% se si considera anche la componente variabile. Il divario è più marcato tra gli operai (9,9% sulla RAL), mentre è relativamente più contenuto tra i quadri (5,7%).

Nonostate questo, il report evidenzia anche un dato positivo: la crescita dei salari negli ultimi dieci anni è stata superiore per le donne. Le retribuzioni femminili, infatti, sono cresciute del 13,8% contro il 9,3% di quelle maschili, segnale di un possibile riequilibrio in corso. Tuttavia, ciò non basta a colmare il divario tutt’ora esistente: nel breve periodo, si è infatti osservato un sensibile peggioramento retributivo tra i dirigenti e gli operai.

La dinamica del Pay Gap nel tempo

Il Salary Outlook ha confermato, inoltre, che il pay gap ha avuto un andamento altalenante nell’ultimo decennio. Dopo alcuni anni di miglioramento, il 2024 ha segnato una battuta d’arresto in alcuni segmenti. Dal 2021, il gap tra i dirigenti e gli operai è tornato ad ampliarsi, mentre si è ridotto solo fra gli impiegati. Ciò evidenzia l’assenza di una direzione strutturale e continua verso la parità.

Le cause del persistere del pay gap sono molteplici: differenze nelle ore lavorate, presenza in ruoli a minor responsabilità, contratti meno stabili e una scarsa rappresentanza ai vertici aziendali. Emerge, però, anche una riflessione di fondo: la minore partecipazione al lavoro delle donne meno qualificate distorce le statistiche, facendo apparire il divario meno grave di quanto sia realmente.

In conclusione, i dati evidenziano come il pay gap sia ancora una realtà concreta e stratificata e raccontano una verità scomoda, ossia che la parità è ancora lontana. È necessario non solo continuare con politiche correttive, ma agire in profondità sul tessuto culturale e organizzativo del lavoro in Italia per garantire alle donne pari accesso, opportunità e retribuzione.

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