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Aumenta il numero di persone che vogliono cambiare lavoro

Dall’Osservatorio BenEssere Felicità è emerso che sempre più lavoratori italiani vogliono cambiare posto di lavoro. La maggior parte di loro fa parte della “generazione Z”, ma anche un boomer su quattro è in cerca di maggiori gratificazioni professionali.

Il benessere dei lavoratori non può più aspettare

Quanti sono i lavoratori italiani che voglio cambiare lavoro? Molti di più di quello che si pensa e i numeri sono in continua crescita. È quanto emerso dagli ultimi risultati dell’Osservatorio BenEssere Felicità che ha ha indagato sul mondo del lavoro in Italia.

Secondo il report, che ha coinvolto 1.106 persone con ruoli, professioni e età diverse, il 59,9% degli intervistati appartenenti alla generazione Z (ossia, i nati tra il 1997 e il 2012) sta pensando di cambiare lavoro a breve. Si tratta di giovani, molto probabilmente in cerca di nuove opportunità di crescita.

Tuttavia, il dato è in crescita anche per le altre categorie. Oltre la metà dei millennial (52,6%) è intenzionato a cambiare posto di lavoro. La stessa cosa vale anche per il 42,3% degli appartenenti alla generazione X. Ancora più eclatante è la volontà di cambiamento da parte del 24,1% dei boomer, la generazione di persone nate tra il 1946 e il 1964.

“Ci troviamo in una situazione in cui tutte le generazioni si uniscono nel dimostrare che nel sistema lavorativo italiano qualcosa non sta funzionando” ha sottolineato Sandro Formica, vicepresidente e direttore scientifico dell’Associazione Ricerca Felicità.

“È il tempo di agire” ha ribadito Elga Coricelli, co-founder dell’Associazione Ricerca Felicità e advisor dell’ecosistema di startup sostenibili Lifegate Way. “Bisogna rendersi conto che il tema della felicità e del benessere dei lavoratori italiani non può più aspettare. È quindi fondamentale prendere coscienza di questo cambiamento in atto e concretizzare politiche per creare maggior benessere per tutti e limitare il più possibile la migrazione di talenti all’estero”.

Quali sono i motivi per cambiare lavoro?

Sicurezza e stabilità, rintracciabili nel così detto “posto fisso”, ad oggi non sono più motivazioni sufficienti a giustificare la permanenza in un luogo di lavoro. Dopo la pandemia, le cose sono cambiate radicalmente. Le persone hanno iniziato a guardare la loro vita più da vicino, a riordinarne le priorità.

Benessere e soddisfazione, insieme alla possibilità di lavorare fuori ufficio, sono diventati elementi imprescindibili nella scelta di un’occupazione. Ancora troppi lavoratori italiani si sentono poco valorizzati nel proprio ambiente lavorativo. Non si tratta solo di giovani, ma anche di persone più mature, magari prossime alla pensione.

Di conseguenza, quando i meriti non vengono adeguatamente riconosciuti (e ricompensati) anche il senso di appartenenza, il legame con l’azienda, va a scemare.

Scarso riconoscimento e scarso coinvolgimento nelle dinamiche aziendali sono le principali motivazioni che spingono migliaia e migliaia di occupati a lasciare il proprio posto di lavoro per inseguire uno stile di vita diverso, equilibrato e gratificante.

Più vicino alle proprie esigenze professionali e non solo.

Le aziende sono avvertite.

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