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Il 50% dei dipendenti deluso dai propri manager: la leadership non convince

Metà dei lavoratori valuta negativamente i propri manager: scarsa empatia, comunicazione carente e ostacoli alla crescita sono le principali criticità emerse da un’indagine condotta da Hays Italia. Il disallineamento tra aspettative e realtà rischia di compromettere la motivazione dei dipendenti e la retention dei talenti.

Manager: per la metà dei lavoratori non rispecchiano le aspettative

Dipendenti delusi dai propri manager. Il divario tra il modello di leadership auspicato dai lavoratori italiani e la realtà quotidiana nei luoghi di lavoro si fa sempre più marcata. Secondo un’analisi realizzata da Hays Italia, su un campione di oltre 500 lavoratori, il 50% dei dipendenti ha assegnato un giudizio negativo al proprio manager, esprimendo un malcontento che va ben oltre la semplice insoddisfazione.

I profili manageriali ideali evocati dai lavoratori (empatici, autorevoli, onesti e promotori di crescita) sembrano trovare scarsa corrispondenza nelle figure manageriali reali, spesso descritte come poco trasparenti, diffidenti e poco inclini a favorire lo sviluppo professionale dei dipendenti. Il 60% degli intervistati ritiene addirittura che il proprio superiore rappresenti un ostacolo alla propria crescita. Una percezione che si acuisce tra gli over 50, dove il dato tocca il 72%.

Solo il 75% dei lavoratori non si sente valorizzato dai responsabili

Alla radice del problema sembrano emergere modalità relazionali poco costruttive e ambienti di lavoro che scoraggiano l’iniziativa individuale. Solo un lavoratore su quattro si sente realmente valorizzato per la propria proattività o per la capacità di proporre idee innovative. L’approccio predominante dei manager premia, piuttosto, chi si conforma, chi mantiene un basso profilo e chi dimostra una disponibilità incondizionata, anche a costo del proprio tempo personale.

Il sondaggio evidenzia inoltre un’influenza significativa della dimensione aziendale. I dipendenti delle grandi imprese riferiscono con maggior frequenza di aver incontrato, almeno una volta nella carriera, un manager in linea con l’identikit ideale (58%), mentre la percentuale scende al 47% nelle realtà più contenute. Anche il genere incide sulla percezione: le donne si dimostrano più soddisfatte dei propri manager rispetto agli uomini. Il 45% di loro riconosce nel proprio responsabile qualità positive, mentre tra gli uomini la percentuale scende al 35%.

Una classe manageriale troppo autoreferenziale

L’indagine di Hays Italia restituisce il quadro di una classe manageriale spesso percepita come autoreferenziale e poco incline all’ascolto, in netto contrasto con il desiderio, espresso dai dipendenti, di interazioni trasparenti e spazi di confronto autentico. Le dinamiche descritte mettono a rischio non solo la motivazione dei singoli, ma l’intero tessuto dell’innovazione aziendale. Il 20% dei lavoratori auspica un ambiente in cui poter esprimere liberamente il proprio pensiero senza timore di ripercussioni, mentre il 18% vorrebbe prendere il posto del proprio responsabile. A questo, si aggiunge un 11% che desidera figure manageriali con una solida formazione nella gestione del personale.

Come ha sottolineato Alessio Campi, People & Culture Director di Hays Italia, emerge una sfida che non è solo organizzativa, ma culturale. Le aziende che vorranno davvero mettere le persone al centro dovranno fornire ai propri manager strumenti concreti per evolvere in facilitatori di crescita, capaci di motivare, valorizzare e trattenere i talenti. Solo così sarà possibile colmare il divario attuale, rendendo il contesto lavorativo un ambiente fertile per uno sviluppo condiviso.

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