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Cristina Cricca: ecco cosa significa creare valore dai dati

I dati sono il più grande asset del mercato odierno e in quanto tale vanno sfruttati. Ma cosa significa creare valore dai dati? L’abbiamo chiesto a Cristina Cricca, People Operations Director di Iconsulting

Iconsulting è un’azienda di consulenza italiana che aiuta le imprese a crescere e a migliorare il proprio business, partendo dai dati. Ad oggi, i dati rappresentano, infatti, una risorsa preziosissima per comprendere il mercato, valutare decisioni, ottimizzare i processi produttivi. In questa breve intervista, abbiamo chiesto a Cristina Cricca, People Operations Director di Iconsulting, cosa significa “creare valore strategico partendo dai dati”, a che punto si trova la digitalizzazione nel nostro Paese e in quale direzione si stanno muovendo le aziende, anche alla luce di questi ultimi due anni di pandemia.

Gentile Dott.ssa Cricca,

Di cosa si occupa Iconsulting e qual è il suo core business?

Iconsulting è un’azienda di consulenza italiana focalizzata solo ed esclusivamente sulla creazione di valore strategico partendo dai dati.

Nasce a Bologna nel 2001 dalla volontà di condividere con le aziende italiane l’expertise maturata dai due fondatori in ambito accademico e mette a disposizione metodologie, algoritmi e tecnologie capaci di valorizzare il più grande asset del mercato odierno: i dati.

Infatti, nel panorama economico attuale sono proprio le informazioni ricavate da questi a supportare il processo decisionale del management, rendendosi uno strumento imprescindibile per il successo di ogni realtà imprenditoriale. Dalla sua fondazione ad oggi, Iconsulting è cresciuta, arrivando a contare al suo interno oltre 300 professionisti che operano in 4 sedi (Bologna, Milano, Roma, Londra), più di 1000 progetti attivi e 150 aziende clienti, italiane e internazionali.

In che modo i dati possono “creare valore strategico” in un’azienda? Ci faccia qualche esempio.

I dati sono alleati fondamentali per il business di tutte le organizzazioni, perché aiutano a scoprire e capire, spesso anticipare, le aspettative dei clienti e le migliori opportunità di crescita.

Ogni ambito ha le proprie peculiarità, ma la centralità dei dati è per tutti fondamentale. Prendiamo ad esempio l’Industria Manifatturiera: per le aziende di questo settore un obiettivo importante da essi supportato è prevedere malfunzionamenti per massimizzare la redditività dei processi produttivi. Intervenire prima di un guasto potenziale, significa limitare – se non annullare – i danni economici che deriverebbero da un fermo improvviso. Diversamente, in un campo come quello della moda e del lusso – con le abitudini di consumo stravolte dalla pandemia – i dati hanno aiutato a rispondere ai cambiamenti in maniera rapida e adeguata.

Anche per un dipartimento come quello delle Risorse Umane, un utilizzo sapiente di essi porta grandi benefici: dal recruiting alla misurazione delle prestazioni. Tutto al fine di ottimizzare la pianificazione della forza lavoro, mantenendo alto il benessere lavorativo dei collaboratori.

Il valore dei dati però, se non adeguatamente sfruttato, resta solo potenziale. I nostri professionisti affiancano quotidianamente le società di diversi settori nel loro processo di trasformazione in Data Driven Company in vari ambiti quali Advisory, Big Data Platform, Blockchain, Business Analytics, Location Analytics, Machine Learning e Performance Management. Iconsulting si occupa di tutti gli aspetti di gestione dei dati e della creazione di valore attraverso la trasformazione di questi ultimi in informazione. Infatti, avere a disposizione una gran mole di dati non significa automaticamente avere altrettante informazioni decisive per vincere sul mercato e sulla concorrenza.

Secondo la sua esperienza, come hanno reagito aziende, giovani, scuole e università di fronte al processo di digitalizzazione che ha caratterizzato questi ultimi due anni?

Gli ultimi due anni hanno indubbiamente accelerato la trasformazione digitale in maniera decisiva. Da un lato abbiamo riscontrato innegabili vantaggi in termini di flessibilità personale determinati dalla possibilità di poter lavorare da qualsiasi luogo imparando a sfruttare al meglio la tecnologia a disposizione; dall’altro sono però emerse alcune tematiche che richiedono ancora una grandissima attenzione per accompagnarne l’evoluzione e l’integrazione nel quotidiano. Tra queste cito a titolo esemplificativo: la gestione della didattica a distanza, del lavoro da remoto e in generale la digitalizzazione in senso lato.

Iconsulting, come credo la maggior parte delle aziende, è stata molto reattiva dal punto di vista tecnologico, fornendo a tutti i dipendenti strumenti di lavoro da remoto per agevolare l’operatività da casa. Inoltre, sono stati sdoganati nuovi strumenti di comunicazione tra colleghi spesso parimenti efficaci alle riunioni in presenza. Ancora, a mio avviso, in fase di studio e di ricerca delle migliori modalità per affrontare in modo efficace l’inserimento e la formazione dei nuovi colleghi.

In Iconsulting assumiamo ogni anno decine di giovani neolaureati e crediamo moltissimo nella formazione, sia in aula che on the job, e nell’affiancamento delle nostre risorse junior a consulenti più esperti dai quali apprendere quotidianamente. È importante che, in un’azienda dove l’asset principale è rappresentato dalle persone, le figure professionali più senior si prendano cura dei neoassunti per permettere loro di imparare e crescere velocemente nel proprio ruolo.

Purtroppo, il remote working non ha aiutato in questo e noi, come molte altre realtà, stiamo cercando di implementare nuove modalità di lavoro che possano favorire lo sviluppo di una leadership ibrida in grado di gestire e supportare la crescita dei team anche se fisicamente distanti. È indubbio che non si potrà ritornare a una presenza fisica in ufficio o dal cliente al 100%, sia per scelte aziendali che per espressa volontà dei dipendenti, per questo credo che inserire nuove figure professionali e promuovere la crescita interna del talento dei singoli sia la sfida più grande. Tutti abbiamo ancora molta strada da percorrere.

Più in generale, con la pandemia come hanno reagito i giovani in ambito accademico e professionale? In quale direzione sono andate le loro scelte?

A Settembre 2021 le immatricolazioni all’università hanno registrato un trend negativo ed è naturale domandarsi se questi numeri siano anch’essi un effetto della pandemia. Le priorità delle persone stanno cambiando e si notano nuovi comportamenti nelle scelte in ambito accademico e professionale.

Il fenomeno della “Great Resignation”, ad esempio, rientra in questo panorama in trasformazione. Il remote working, che in molte realtà sembrava impossibile, è passato dall’essere una necessità repentina alla modalità di lavoro più consueta e apprezzata nella maggior parte dei casi. I nostri ragazzi, dalle elementari all’università, si sono adattati e in una certa misura abituati alla Didattica a Distanza, seppur con diversi livelli di “soddisfazione”.

È quindi naturale chiedersi se anche le minori immatricolazioni siano una conseguenza diretta del Covid-19. Personalmente, preferisco pensare che questa tendenza sia la spia di una maggiore consapevolezza di ciò che ciascuno di noi desidera realmente piuttosto che l’espressione di un “disagio psicologico” dei più giovani sviluppato in questi ultimi due anni.

In merito ai dati pubblicati dal MIUR, relativi alle immatricolazioni universitarie in Italia, come valuta l’aumento delle iscrizioni femminili alle facoltà STEM?

Le tante iniziative sia in campo scolastico che lavorativo per avvicinare le studentesse alle materie scientifico-tecnologiche, in passato considerate quasi universalmente ambito “maschile”, e le numerose borse di studio erogate dagli atenei italiani a favore di iscrizioni universitarie a queste discipline hanno senz’altro contribuito. E il cambiamento si riflette anche all’interno delle aziende.

In Iconsulting, ad esempio, dove la consulenza si occupa di tematiche altamente tecniche e informatiche, la presenza femminile è sensibilmente aumentata: solo nel 2021 abbiamo assunto il 9% di donne in più rispetto all’anno precedente e ci assestiamo su una percentuale di donne del 30% in costante crescita.

Iconsulting sta attraversando un periodo di forte evoluzione dei propri processi HR, per sviluppare ancora meglio il talento distintivo di ciascuna delle nostre risorse e riconoscerne il merito. La diversità di genere, la provenienza geografica e/o sociale e il background accademico sono una grande ricchezza che permette di offrire ai nostri clienti servizi customizzati e di grande valore. L’ambiente giovane, pieno di stimoli ed energia, dimostra inoltre un altissimo livello di inclusività che permette di lavorare con impegno e, al contempo, di costruire relazioni personali che sono alla base del benessere aziendale e che permettono sia alle persone che all’azienda stessa di crescere.

Il nostro obiettivo è mantenere un ambiente di lavoro che sia in grado di favorire il benessere e lo sviluppo professionale delle nostre persone, capace di attrarre nuovi talenti interessati alla consulenza in ambito dati e includere nel nostro team sempre più colleghe con background in discipline STEM.

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