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analfabetismo funzionale

Allarme competenze: 1 italiano su 3 è analfabeta funzionale

Oltre un terzo degli adulti in Italia si trova in condizioni di analfabetismo funzionale, con gravi difficoltà nella comprensione dei testi e nell’uso delle informazioni numeriche. Una situazione aggravata dalle disparità territoriali e dall’età, che richiede urgenti investimenti nell’istruzione.

Analfabetismo funzionale: in Italia è superiore alla media europea

L’analfabetismo funzionale rappresenta un problema significativo in Italia. Secondo una recente indagine dell’OCSE, denominata “Survey of Adult Skills”, oltre il 35% degli adulti italiani si colloca al livello più basso nelle competenze di literacy e numeracy, contro una media OCSE rispettivamente del 26% e del 25%. Pur sapendo leggere e scrivere, molti adulti infatti incontrano serie difficoltà nel comprendere testi complessi, elaborare informazioni o risolvere problemi di base, riducendo le loro capacità di affrontare situazioni quotidiane.

I risultati italiani, da anni fermi in fondo alla classifica internazionale, mostrano una situazione allarmante soprattutto nel Mezzogiorno, dove le competenze degli adulti risultano significativamente inferiori rispetto al Nord e al Centro. Nel Nord-Est, invece, si registrano punteggi più vicini alla media OCSE, specialmente per quanto riguarda la capacità di utilizzare numeri e informazioni matematiche. Secondo Natale Forlani, presidente di INAPP, esiste una correlazione diretta tra le competenze cognitive della popolazione e lo sviluppo economico del territorio. Non a caso, le aree meno attrattive, come il Sud Italia, pagano il prezzo più alto.

Livelli di competenza: differenze generazionali e di genere

L’indagine evidenzia, inoltre, significativi divari generazionali e di genere rispetto al problema dell’analfabetismo funzionale in Italia. Gli adulti di 55-65 anni, ad esempio, mostrano competenze notevolmente inferiori rispetto ai giovani di 16-24 anni. Mentre i più giovani riescono a raggiungere punteggi superiori alla media nazionale, dimostrando un bagaglio di partenza positivo, il calo progressivo delle competenze con l’età evidenzia una perdita di abilità cognitive nel corso della vita lavorativa.

Le differenze emergono anche in ambito di gender gap, soprattutto nelle competenze numeriche. Gli uomini continuano a ottenere risultati migliori delle donne nella numeracy, ossia nella capacità di risolvere problemi matematici e numerici. Questa disparità cresce ulteriormente quando si analizzano i livelli di istruzione terziaria, ma tende ad annullarsi tra coloro che possiedono un titolo universitario nelle discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Tuttavia, la bassa quota di donne con titoli STEM limita non solo la parità di genere, ma anche lo sviluppo complessivo delle competenze del Paese.

Il ruolo cruciale dell’istruzione

L’istruzione è sicuramente il principale strumento che abbiamo in possesso per combattere l’analfabetismo funzionale. I dati evidenziano come gli adulti di 25-65 anni, con un titolo di studio terziario, ottengano risultati nettamente superiori rispetto a chi possiede un livello di istruzione inferiore. Tuttavia, solo il 20% degli adulti italiani ha un livello di istruzione pari o superiore alla laurea, mentre il 38% non supera il diploma di scuola secondaria inferiore. Questa situazione frena la crescita delle competenze e riduce la competitività del Paese sullo scenario internazionale.

Investire nell’istruzione e nella formazione permanente diventa, quindi, una priorità assoluta per colmare il gap con gli altri Paesi industrializzati. Interventi mirati nelle aree più svantaggiate, come il Mezzogiorno, sono indispensabili per promuovere l’inclusione sociale e migliorare le competenze cognitive di tutti i cittadini.

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