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Tirocini

Stop ai tirocini non retribuiti: dalla CE arriva la proposta per frenare lo sfruttamento dei giovani

La Commissione europea è al lavoro su una proposta legislativa che mira a eliminare i tirocini non retribuiti. Il compenso dovrà essere in linea con la retribuzione minima dello Stato membro in cui lo stage viene attivato.    

Dalla Commissione europea arriva la proposta di abolire i tirocini non retribuiti negli Stati membri dopo che,  a giugno dello scorso anno, il Parlamento europeo aveva votato una risoluzione con cui aveva dichiarato che gli stage non pagati equivalgono a uno sfruttamento dei giovani e a una violazione dei loro diritti.

Cosa prevede la proposta

La proposta, per poter diventare vincolante, dovrebbe essere approvata prima delle nuove elezioni europee di giugno. Essa prevede:

  • una condanna per chi sfrutta lavoratori altamente specializzati;
  • un divieto per qualsiasi forma di discriminazione, rendendo qualsiasi tirocinio accessibile;
  • norme volte a migliorare e facilitare i giovani per entrare nel mondo del lavoro.

Gli imprenditori che prevedono stage retribuiti potrebbero ottenere degli incentivi. In questo modo si mira a premiare i datori di lavoro che non sfruttano i propri lavoratori, contenendo almeno in parte il fenomeno della “fuga dei cervelli”. A decidere quanto sarà la paga minima, tuttavia, spetterà ai singoli Stati. La sua durata non dovrà essere inferiore a un mese e superiore a sei, mentre i rinnovi potranno essere concessi entro certi limiti, per impedire che il tirocinio possa tradursi in un sistematico sfruttamento di lunga durata.

E’ importante precisare che la proposta, qualora accettata, diverrà una direttiva e non un regolamento. Ciò significa che gli Stati potranno decidere i tempi con cui renderla applicabile attraverso le leggi nazionali.

I tirocini non retribuiti aumentano le disuguaglianze sociali

In UE circa il 78% dei giovani ha svolto almeno un tirocinio, e per il 19% di loro si è trattato della prima esperienza lavorativa. A questi dati, provenienti dall’Eurobarometro, va aggiunto che la metà di questi ha percepito una retribuzione insufficiente per vivere. Molti datori di lavoro, dunque, si sono serviti di questo meccanismo, ma ciò che preoccupa è che il 45% degli stagisti non ha percepito alcun compenso (il 47% in Italia). Stando ai dati dell’European Youth Forum, in media uno stagista spende circa 1.028 euro al mese tra vitto, alloggio e trasporti. Il 70% degli intervistati avrebbe dichiarato inoltre che non potrebbe sopportare tali spese per più di pochi mesi. Ciò crea inevitabilmente una situazione di svantaggio per chi può permettersi di non essere pagato e chi non può vivere senza percepire una retribuzione.

Qual è la situazione in Italia?

In Italia esistono due tipi di tirocini: curriculari e non curriculari. I primi, che servono a formare i giovani dopo aver concluso il proprio percorso di studi, integrano le loro conoscenze con esperienze lavorative e prevedono un compenso. I secondi, che invece sono volontari, non prevedono una retribuzione minima. Tuttavia, il comma 721 della Legge di Bilancio 2022 introduce un’importante novità: l’applicazione di una sanzione amministrativa da un minimo di 1.000 a un massimo di 6.000 euro per chi non corrisponde una congrua indennità. Il compenso, che dovrebbe consentire di poter coprire almeno le spese relative ai trasporti, al cibo e all’alloggio, varia da regione a regione. In base alle linee guida sui tirocini della Riforma Fornero, i rimborsi minimi non possono essere inferiori ai 300 euro al mese. Nella maggior parte delle regioni l’importo previsto è compreso tra i 400 e i 500 euro, mentre in Abruzzo e Piemonte la soglia è stata fissata a 600. Nel Lazio, infine, l’indennità minima sembra sia fissata in genere attorno agli 800 euro mensili.  

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