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Riscatto della laurea: differenza fra ordinario e agevolato e quando conviene

Il riscatto della laurea è uno strumento previdenziale sempre più discusso tra i lavoratori italiani. Consente di valorizzare gli anni di studio a fini pensionistici, ma la sua convenienza varia in base a diversi fattori: età, carriera, e decorrenza contributiva. E, in alcuni casi, nasconde anche dei potenziali rischi.

Riscatto laurea: come funziona e differenze tra ordinario e agevolato

Il riscatto della laurea è uno strumento previdenziale che permette di trasformare gli anni universitari in contributi, con effetti rilevanti sul calcolo e sull’accesso alla pensione. Esistono due modalità di riscatto della laurea: il riscatto ordinario e il riscatto agevolato.

Il riscatto ordinario prevede costi elevati, calcolati sulla retribuzione del richiedente, spesso nell’ordine di decine di migliaia di euro per anno riscattato. Il riscatto agevolato, invece, offre una strada economicamente più accessibile. Il costo è calcolato sul minimale degli artigiani e commercianti nell’anno di presentazione della domanda: quindi la cifra subisce piccole variazioni ed è diversa di anno in anno. Nel 2024, ad esempio, il costo lordo annuo per il riscatto agevolato è stato di circa 6.076 euro, rateizzabili fino a 10 anni e con detrazione fiscale fino al 45%.

Il riscatto della laurea permette di riscattare fino a cinque anni di studi, anche non continuativi e antecedenti al 1996, e titoli conseguiti all’estero, purché legalmente riconosciuti in Italia. Sono ammessi i diplomi universitari (2–3 anni), le lauree quadriennali o magistrali, i dottorati di ricerca, i diplomi di specializzazione e i corsi presso le università telematiche accreditate dal MIUR. La procedura può essere attivata tramite il portale INPS con SPID, CNS o CIE, oppure rivolgendosi a patronati, CAF o al contact center INPS. Sul sito è disponibile anche un simulatore per il calcolo dell’onere di riscatto.

Anticipare la pensione: quando conviene davvero

Il riscatto della laurea è percepito come uno strumento per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro, ma la realtà è più sfaccettata di quel che sembra. La convenienza dipende fortemente dall’età, dall’inizio dell’attività lavorativa e dalla continuità della carriera. Nella fattispecie, per i lavoratori con carriera interamente contributiva (dal 1996 in poi), la riforma Monti-Fornero prevede l’accesso alla pensione anticipata a 64 anni (anziché 67), purché si abbiano 20 anni di contributi e un assegno pensionistico di importo pari o superiore a 3 volte l’assegno sociale.

Partendo da questo presupposto, il riscatto può portare a un anticipo dell’età pensionabile fino a 5 anni nei casi favorevoli (per esempio chi inizia a lavorare a 24 anni), ma per altri può comportare vantaggi modesti o nulli. In certi scenari, può addirittura generare un effetto paradossale. Per i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi prima del 1996, anche solo un mese di studi antecedenti a quella data, costano l’accesso alla pensione anticipata contributiva, rientrando nel sistema misto e posticipando il pensionamento. Anche chi ha iniziato a lavorare dopo i 30 anni è tendenzialmente escluso dai benefici del riscatto delle laurea, e deve valutare con attenzione il rapporto costo/beneficio dell’operazione.

Alternative, strumenti di calcolo e rischi nascosti

Tra le diverse opzioni in campo, l’INPS mette a disposizione un simulatore online per capire se il riscatto della laurea conviene oppure no. Inoltre, è consigliato confrontarsi con consulenti previdenziali, sindacati o patronati, soprattutto in presenza di carriere discontinue o periodi di lavoro all’estero. Una possibilità complementare al riscatto della laurea, per i lavoratori che hanno versato contributi dal 1996 in poi, è la pace contributiva, uno strumento attualmente disponibile fino al 31 dicembre 2025. La pace contributiva permette al lavoratore di colmare dei “buchi di carriera” pagando in proporzione al reddito e all’aliquota contributiva, con deducibilità fiscale e rateizzazione fino a 10 anni.

Infine, in alcune circostanze, il riscatto della laurea nasconde qualche rischio. In assenza di un’attenta valutazione attenta, si può addirittura posticipare il pensionamento anziché anticiparlo. È il caso di quei lavoratori che hanno iniziato a contribuire prima del 1996 e che invece di beneficiare della pensione anticipata, rischierebbero di smettere di lavorare due tre anni dopo. In conclusione, il riscatto della laurea è un’opportunità da considerare con attenzione, senza lasciarsi guidare esclusivamente dalla prospettiva di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Richiede una valutazione approfondita e piena consapevolezza delle regole del sistema previdenziale.

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