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Mondelez porta la settimana lavorativa a quattro giorni e mezzo

La sede italiana di Mondelez International punta su settimana corta, smart working e flessibilità nella gestione delle ferie

Mondelez Italia ha scelto di seguire la linea tracciata da Belgio, Spagna e altri Paesi europei e di avviare un progetto sperimentale, della durata di un anno, che pone al centro la riduzione della settimana lavorativa. Il progetto, denominato “Workplace of the Future”, prevede una settimana lavorativa di 4 giorni e mezzo, a parità di ore settimanali e di stipendio. I lavoratori avranno, inoltre, la possibilità di scegliere di lavorare da casa due giorni alla settimana e due giorni aggiuntivi al mese. Infine, stop alle classiche ferie a cavallo delle principali festività e nel mese di agosto, ma massima flessibilità di programmazione da parte dei dipendenti.

L’iniziativa nasce dal continuo dialogo interno tra amministrazione e dipendenti, in cui è emerso che il 94% dei lavoratori vorrebbe continuare a lavorare in smart-working. Viceversa, anche la presenza in ufficio è ritenuta molto importante, in particolare per quanto riguarda la crescita professionale, la socializzazione e la separazione tra vita lavorativa e privata. Questo profittevole interscambio di informazioni ha dato origine all’ideazione del progetto, conclusosi con un accordo tra vertici aziendali e associazioni sindacali. Al momento, beneficeranno della “settimana corta” soltanto i 250 dipendenti degli uffici di Milano. Tuttavia, non si esclude che in futuro il progetto possa essere esteso anche ai lavoratori dei due stabilimenti produttivi in Piemonte.

“Già prima della pandemia noi potevamo lavorare da remoto un giorno la settimana” ha spiegato Silvia Bagliani, Presidente e AD di Mondelez Italia. “Con il lockdown siamo passati allo smart working al 100% nella sede amministrativa di Milano, mentre nei due stabilimenti che abbiamo in Italia, si è cercato di mantenere l’operatività seguendo i protocolli di sicurezza. Quello che è emerso dai focus group è che il modo di lavorare era cambiato. Tutti avevano dimostrato un grande senso di responsabilità, ma avevano anche avvertito che il confine tra la vita lavorativa e quella personale si erano sovrapposti. C’era quindi un’importante esigenza di recuperare momenti di riposo, valorizzando la flessibilità e la possibilità di una gestione più autonoma dell’orario durante la settimana”.

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