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Certificato di malattia: quando serve e quali sono le procedure da seguire?

Il certificato di malattia è un documento che attesta l’impossibilità temporanea per un lavoratore a svolgere le proprie mansioni a causa di un problema di salute. Garantisce una tutela contrattuale ed economica a patto che vengano rispettati dei precisi obblighi, tra cui quello di reperibilità e di comunicazione.

Il lavoratore che si ammali e che non sia in grado di prestare temporaneamente la propria attività lavorativa ha diritto ad assentarsi dal lavoro e ricevere il trattamento previdenziale previsto. Può trattarsi di eventi di breve durata (pochi giorni) o di degenze più lunghe (fino a 180 giorni) per giustificare i quali occorre essere in possesso di un certificato medico.

Quale procedura deve seguire il lavoratore in caso di malattia

Il dipendente impossibilitato a presentarsi al lavoro dovrà innanzitutto informare l’azienda della sua assenza e chiedere al medico il certificato di malattia. Il documento verrà inviato da quest’ultimo per via telematica all’INPS, mentre spetterà al lavoratore comunicare al proprio datore il relativo numero di protocollo (PUC).
I certificati medici dovranno necessariamente pervenire al datore di lavoro entro due giorni dall’inizio della malattia.

Certificato di malattia: è sempre necessario?

Il certificato di malattia è un giustificativo in cui vengono indicati i giorni di assenza del dipendente dall’azienda. Può essere redatto:

  • da un medico dipendente del Servizio Sanitario Nazionale;
  • da un medico convenzionato con il SSN. 


Dal 1° gennaio 2010 la malattia dei dipendenti pubblici e privati viene inviata all’INPS per via telematica direttamente dal medico o dalla struttura che rilascia il certificato.

Nel certificato devono essere riportati:

  • nome, cognome, qualifica e firma del medico che lo ha emesso;
  • i dati del paziente, tra cui l’indirizzo dove farsi trovare in caso di eventuali accertamenti fiscali;
  • la diagnosi, cioè la patologia che ha causato la malattia;
  • la prognosi, ovvero il numero di giorni di malattia necessari per la guarigione;
  • il luogo e la data di rilascio del certificato, a partire dalla quale avrà inizio l’evento malattia.

Al datore di lavoro non verrà data alcuna informazione sulla diagnosi certificata dal medico. Per questo, al posto del certificato completo, gli verrà inviato un attestato di malattia. Il responsabile delle buste paga riceverà invece i dati relativi al periodo di malattia per il calcolo dello stipendio.

Diritti e doveri del lavoratore

L’art. 32 e 38 della Costituzione prevedono una serie di diritti per i lavoratori in malattia, nonché una serie di doveri a cui adempiere.
Oltre all’indennità, infatti, il lavoratore ha diritto a far rientrare il periodo di assenza nell’anzianità di servizio e a conservare il proprio posto di lavoro per il cosiddetto periodo di comporto, generalmente stabilito dal CCNL, con cui vengono previsti durata e modalità di calcolo.

Il lavoratore d’altra parte avrà l’obbligo di:

  • comunicare la sua assenza all’azienda in modo tempestivo, secondo le modalità stabilite a livello contrattuale o dalla contrattazione collettiva;
  • effettuare una visita medica con cui sarà possibile per il medico trasmettere all’INPS il certificato di malattia e al lavoratore il numero di protocollo da comunicare al datore di lavoro;
  • essere reperibile nelle fasce orarie previste per legge e dai CCNL per l’eventuale visita fiscale. La reperibilità solitamente è prevista tra le 10 e le 12 e tra le 17 e le 19.

Quali sono le conseguenze negative di un lavoratore che non rispetta le regole?

Nel caso in cui il lavoratore non adempia ai propri obblighi, rischia di incorrere in sanzioni disciplinari e perdere i suoi diritti. Ad esempio non comunicando l’assenza o non presentando il certificato medico il dipendente risulta come assente ingiustificato e avere conseguenze disciplinari.
Se invece non si rende reperibile alle visite di controllo senza una valida spiegazione potrebbe essergli negato il diritto all’indennità economica prevista per i primi dieci giorni di malattia.

Cosa fare in caso di rientro anticipato e prosecuzione della malattia

Il dipendente che intenda riprendere in anticipo il proprio lavoro può farlo ma solo se nel certificato medico viene cambiata la prognosi originale.
Qualora i giorni previsti non siano invece sufficienti per una completa guarigione del lavoratore, occorrerà che quest’ultimo informi immediatamente il datore di lavoro e che richieda un secondo giustificativo. Il documento in questione è un certificato di prosecuzione che consente di dare continuità al periodo di assenza, prolungando la sua degenza. Per poterne usufruire, è necessario che venga richiesto entro il primo giorno successivo alla scadenza del precedente certificato di malattia.

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